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Nutrire se stessi ed il rapporto di coppia come si fa con una pianta, per farla diventare bella e forte

innaffiatoio e cuore

Di Tania Sabatino 1

Il rapporto di coppia è equiparabile ad una pianta che abbisogna di essere innaffiata e nutrita per diventare più bella e forte, per dispiegare le proprie potenzialità, per diventare fino in fondo quella che, nello stadio iniziale, essa è solo potenzialmente.

L’evoluzione del rapporto in quel punto delicato del percorso che è la fase iniziale è solo una possibilità “in potenza”, come sottolinea Emanuele Giuseppe Adiletta, esperto di scienze e tecniche psicologiche, terapista sessuale in continua formazione.

pianta a forma di cuore«Curarsi dell’altro (che non deve essere un altro generico ma uno specifico altro) – spiega Adiletta – permette di creare una linea di credito positivo in cui l’investimento nel bisogno permetterà poi di far sì che la sensazione di benessere sperimentata sia motivo di altri investimenti da parte del ricevente verso altre persone. Questo per procacciarsi un eventuale ritorno, un tornaconto, in termini non solo economici, ma anche di disponibilità e fiducia. Esiste, poi, una voglia di dare e di prendersi cura in maniera totalmente disinteressata, per il puro piacere di farlo».

Come ribadisce l’esperto, si tratta di un processo dinamico e bidirezionale, non indirizzato solo all’altro, ma anche a se stessi, onde cogliere dal rapporto con un altro “in espansione” un rispecchiamento ed un riconoscimento generativo, uno scambio, un confronto e un nutrimento psicologico ed emotivo, che arricchisca la coppia stessa.

«Ci sono due piante da annaffiare quindi – sottolinea Adiletta – la propria, per crescere ed evolvere in rapporto con l’altro da sé, e quella di una relazione che ci faccia star bene. La relazione è questo: l’obbligo assunto verso se stessi e verso la possibilità legittima di costruire una realtà che faccia star bene, consentendo la crescita propria e dell’altro, in un rapporto di reciprocità. L’amore è allora quell’atto che dà origine alla costruzione del proprio mondo nella condivisione reciproca di un solo enorme obiettivo: costruire quella parte della propria vita in cui la propria anima ne possa abbracciare un’altra».


Il dialogo interiore

«Ci sono delle domande fondamentali a cui bisogna rispondere e cui spesso presi ritmi frenetici del quotidiano non si presta attenzione» allerta il terapista sessuale.

STAI ASCOLTANDO?
STAI CAPENDO?
SEI PRESENTE?
STAI RISPONDENDO IN MANIERA ADEGUATA ?

Come nel caso delle parole palindrome, che si possono leggere in entrambi i sensi, anche queste domande possono essere rivolte a se stessi o idealmente all’altro, per capire e sentire se si stia vivendo una situazione di benessere condiviso.

MI SENTO ASCOLTATO ?
MI SENTO CAPITO ?
TI SENTO PRESENTE ?
MI SENTO RISPOSTO IN MANIERA ADEGUATA ?

La coppia, secondo quando ribadisce a più riprese Adiletta, nasce davvero se i due partner, assumendosene l’impegno reciprocamente, riescono ad uscire dal limite di quella che l’esperto definisce come una “prospettiva monopersonale” per entrare autenticamente in una dimensione relazionale.

dialogo interioreAttenzione, però, ammonisce Adiletta: se i partner, infatti, da una parte affermano e comunicano la loro capacità di costruire rapporti con l’altro, dall’altra rivendicano il riconoscimento dell’identità e dell’individualità irriducibile di se stessi e dell’altro, che rimane inviolabile nell’essere un’alterità, un altro da sé, una persona con caratteristiche ed un suo percorso specifico.

Solo confrontandosi in questa prospettiva è possibile evolvere davvero, guardare se stessi e il mondo fisico, sociale ed emotivo sotto luci, prospettive ed angolazioni diverse, attraverso lo scambio con il proprio interlocutore, alimentando quella che potremmo definire, vigotskianamente, come un’area prossimale di sviluppo non solo cognitiva ma anche emotiva, psicologica e relazionale.

«In questo modo – rimarca l’esperto in scienze e tecniche psicologiche – si crea e si fa crescere, alimentandola, una relazione equilibrata e nutriente, arricchente, “espansiva”, in cui ci si apre e ci si dona al partner, in un’ottica di valorizzazione della differenza che favorisce ed implementa la crescita, senza vivere, però, per ed in funzione dell’altro, anzi creando la reale esperienza del noi nell’essere sempre due».

Essere una coppia ma preservare la propria legittima identità, differenza ed alterità, quali entità distinte: è questo, secondo Adiletta, il segreto per creare una coppia felice, sfuggendo alla trappola subdola di rapporti dipendenti o simbiotici e quindi deprivanti e disfunzionali.


1 Articolo del 3 luglio 2020 redatto in collaborazione con Emanuele Giuseppe Adiletta, terapista sessuale in continua formazione, esperto in scienze e tecniche psicologiche, attualmente impegnato nel promuovere e normare in Campania la figura del Sex Worker, in collaborazione con il centro di Ricerca e Formazione in Medicina e Psicologia.


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