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Articolo su Le porte rosse del magazine partenopeo “Ilmondodisuk”

magazine ilmondodisuk

Il Magazine Napoletano “Ilmondodisuk“, trimestrale di attualità e cultura, dedica nel suo n° 45 del giugno 2020 un articolo di Tania Sabatino sul Progetto Le porte rosse.

Di seguito il testo integrale dell’articolo.


Le porte rosse sulle strade del desiderio

Di Tania Sabatino

Un servizio di consulenza affettivo-sessuale accessibile online in maniera del tutto gratuita e anonima. Un gruppo di esperti in dialogo, cui si affiancano i cosiddetti consulenti alla pari, cioè persone che attraverso le tappe di un’interruzione biografica ci sono passati, riuscendo, poi, ad andare avanti. Persone per le quali una condizione
esistenziale, con la sua complessità, uno shock identitario, un dolore, non sono solo unnome, una diagnosi, un insieme di ausili, un’etichetta spesso scomoda o uno stigma, bensì un frammento di esistenza da osservare con empatia, come se fosse riflesso in uno specchio.
Per entrare in contatto con questo universo bisogna varcare le porte rosse: www.leporterosse.org.
«Vogliamo fornivi – si legge sul sito – una zona sicura dove esprimere dubbi e perplessità, in maniera del tutto anonima. Per accedere ognuno alla propria sfera affettivo-sessuale in maniera libera e molteplice. Aprire una o più
porte per percorrere la propria strada verso il piacere. Tutto è possibile e legittimo, tra bivi, deviazioni, lavori in corso, rallentamenti e qualche scorciatoia».

Richieste di consulenza

Secondo quanto spiega Vito D’Aloisio, presidente dell’associazione promotrice Habilia Onlus, laddove si vada a registrare un flusso stabile o crescente di richieste di consulenza, nella consapevolezza della grande eterogeneità di esperienze di vita che le condizioni di paraplegia e tetraplegia portano con sé, nelle cause e negli effetti, ma anche della grossa fluttuazione nelle reazioni individuali e nei processi di metabolizzazione, c’è tutta l’intenzione di proseguire su questa strada.
Laddove, invece, non ci sia una sufficiente richiesta “interna”, il proposito è quello di far uscire il progetto fuori dalle mura “virtuali” di Villa Il Sorriso, ai cui utenti, circa 120, il progetto pilota è destinato offrendo questa opportunità di fruizione, in una seconda fase, anche alle associazioni “amiche”.
«Le persone con disabilità – si legge nella spiegazione che esplicita i presupposti del servizio di consulenza – in particolare coloro che vivono la condizione di paraplegia, potrebbero incontrare numerose difficoltà a costruire ed a
vivere completamente una vita di relazione, che passa innanzi tutto dalla possibilità di piena partecipazione
sociale. Troppo spesso, infatti, l’orizzonte e lo spazio vitale si restringono a quello della casa, del centro di riabilitazione, di un ospedale. […] Ci si sente irrimediabilmente diversi e di “minor valore” e questo favorisce la creazione e la crescita di un sentimento di inadeguatezza, frutto di un processo si svalutazione».
Un processo perverso perché «ciò che l’individuo crede vero, l’immagine che ha di se stesso, le convinzioni che interiorizza, che fa proprie, sul fatto di valere meno, finiscono per generare effetti “ferocemente” reali […]».
Le porte rosse, quindi, sono quelle che permettono di accedere alla sfera della sessualità, a quella della passione, e quindi , inestricabilmente, alla dimensione delle emozioni e dei sentimenti.
Questa espressione rimanda, secondo quanto ribadisce il team di lavoro, alle sue molteplici espressioni, strade di espressione e di soddisfacimento, laddove vissute con consapevolezza, consensualità ed adultità.
«L’idea di fondo – continua D’Aloisio – condensata in un nome, emerso attraverso un processo di brainstorming, è quella del cercare di varcare una porta chiusa, nascosta, ma esprime anche il bisogno di aprirla, a livello emozionale. E’ rossa perché, nell’immaginario individuale e collettivo, questo colore rimanda alla fiamma del desiderio e della passione. Il tutto declinato al plurale ad indicare infinite possibilità di accesso ed espressione».

Come funziona l’accesso

A spiegare come sia possibile accedere al servizio di consulenza affettivo-sessuale, con garanzia di anonimato è Cristiano di Pietro, webmaster che ha ideato il portale.
«Se l’utente inserisce il suo indirizzo e-mail – spiega – riceverà direttamente sulla propria casella di posta il link che gli consente l’accesso al servizio stesso. L’anonimato è garantito dal fatto che nella domanda che i referenti del servizio riceveranno attraverso un apposito modulo dedicato, al posto dell’indirizzo e-mail comparirà la definizione generica “Utente dello sportello“. Di conseguenza, anche se l’e-mail contenesse nome, cognome o altri riferimenti personali, né i referenti né nessun altro potrà mai vedere questo dato sensibile. Inoltre, la risposta che l’utente riceverà sarà inviata in automatico dal computer. Se, invece, l’utente decidesse di non inserire il proprio indirizzo e-mail, per leggere la risposta dovrà accedere allo specifico modulo-risposte predisposto sul sito e inserire la password da lui scelta in fase di invio della domanda stessa».
Le porte rosse, secondo il team di lavoro che lo ha ideato e creato, costituisce un vero e proprio portale di servizi a disposizione delle persone medullolese per instaurare un dialogo e un confronto sulla sfera affettivo-sessuale
In tal senso, appaiono centrali la sezione sportello, una sorta di manuale di istruzioni su come partecipare al progetto, inviare domande e leggere le risposte, e quella relativa alle faq, mentre la sezione media dà accesso ad alcune risorse utili come articoli, documenti video e approfondimenti.

La sfera affettivo-sessuale

«Quando si parla di sessualità – evidenzia Emanuele Adiletta, terapista sessuale in continua formazione, esperto di balbuzie ed attivo nel campo dell’associazionismo e del volontariato – questa dimensione finisce per inglobare
l’intera storia di vita di una persona che s’intersecherà, poi, con la storia di vita di un’altra persona, Compare quindi un aspetto personale, che è la narrazione di chi siamo, e un aspetto relazionale, rappresentato da come ci rapportiamo con l’altro, un’esperienza che modula il nostro approccio e il nostro comportamento sessuale».
La sessualità, secondo quanto ribadisce Adiletta, è assimilabile a un bisogno primario, proprio come il bisogno di acqua e di cibo, e quindi deve iniziare ad essere vista per quello che è: un diritto inviolabile, universale, indisponibile
e fondamentale, essenziale per consentire lo sviluppo dell’individuo stesso.
Richiama la possibilità di esercitare, in condizioni di parità, la propria capacità giuridica secondo quanto garantito dall’art 12 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. In questa direzione, parrebbe orientarsi
anche l’art. 8 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo, in base al quale ognuno ha il diritto fondamentale alla vita privata, alla vita familiare, allo sviluppo personale e a sviluppare relazioni sane con gli altri.
In base all’opinione del terapista sessuale, qualsiasi evento “invalidante” genera una frattura nel processo di costruzione dell’identità personale e sessuale. L’individuo dall’esterno riceve alcuni input e, con l’intermediazione dei
suoi processi cognitivi, elabora degli output.
Questo processo circolare consente agli individui di avere a disposizione strumenti che modulano la loro percezione del possibile. Il dolore psicologico legato alla frattura biografica oltre a modificare le possibilità di azione e pensiero sul mondo possono inibire la capacità di sviluppare resilienza e sentimenti di efficacia, rendendo le persone incapaci di sentire cosa vogliano realmente. In molti casi, però, con azioni mirate, a livello individuale e collettivo, l’individuo potrebbe riuscire ad aprire un nuovo capitolo, dove agire e sperimentarsi anche in ambito affettivo e sessuale, forte di un rinnovato senso d’identità, con lo sguardo rivolto verso nuovi orizzonti.


Articolo tratto dal Magazine Ilmondodisuk